‘L’aria umida puzza di muffa estiva e di rovina’

La poesia dello smarrimento di Dana Gioia

‘L’aria umida puzza di muffa estiva e di rovina’

La poesia dello smarrimento di Dana Gioia

 

L’abbandono spesso si identifica con un sentimento di non appartenenza e estraniamento vissuto.  Interpretare e incarnare questo distante modo di essere spetta, in molti casi, ai poeti. Dana Gioia è uno di questi.

Non è semplice ricercare e trovare collegamenti tra il mondo dell’abbandono inteso come esplorazione urbana e letteratura, tuttavia, alcune poesie del poeta americano possono arricchire la visione sul mondo della decadenza.

Memoria, tempo e rovine è la triade prediletta da Gioia in alcune delle sue poesie contenute nella raccolta, “Journeys in the Sunlight’’ dedicata al suo viaggio in Italia. Viaggio vissuto da straniero nella terra delle radici (il padre di Gioia è italoamericano) e come interprete di alcuni scenari decadenti vissuti nel nostro Paese.

 

Nella poesia “Instructions for the Afternoon,”, il poeta, vagando in un paese abbandonato tenta di trovare un’illuminazione che gli possa indicare la comprensione di ciò che sta vivendo: “Perché così / è come bisogna vedere, per capire: / camminando dalla luce del sole verso l’oscurità.” (Gioia 1986: 56). Può venire in mente di percorrere un corridoio luminoso di un convento che gradualmente cambia la sua intensità diventando più oscuro. A quel punto potremo trovare una porta e cosa potremo scoprire?

La metafora dell’abbandono e dell’oscurità utilizzata da Gioia è un invito a non fermarsi alla superficialità delle cose evidenti e luminose ma, allo scoprire, ciò che invece non appare e che costituisce l’essenziale delle cose e dell’essere.

In ‘Instructions for the Afternoon’, il poeta esprime la necessità di ricostruire la storia attraverso la scoperta autonoma della memoria custodita in luoghi dimenticati. Spesso considerata ‘storia minore’, la memoria territoriale è in realtà uno scrigno di diamanti e smeraldi dalle complesse sfaccettature che modificano la visione di ciò che vediamo e comprendiamo, donandoci poliedrici punti di vista.

‘Lascia i musei. Scova le chiese buie.                                                              

Nei luoghi senza importanza che i potenti ignorano

dove i commercianti sanno che non si trova profitto,

tristi contrade alla fine di torrenti limacciosi,

aridi villaggi di montagna dove il tempo

è l’ombra sottile di una torre antica

che attraversa il ciotolato assolato della piazza

e scompare ogni sera senza lasciare traccia’.

 

Concludendo questa scheda su Dana Gioia riporto la poesia ‘The Lost garden’: metafora della ‘patria perduta del poeta’, che però continua a vivere attraverso i suoi ricordi (il giardino in fiore), potrebbe a sua volta diventare metafora della motivazione dell’esploratore urbano e del suo intento di riportare in vita scenari perduti. Le fotografie rappresentano solo un modesto tentativo di salvare la memoria di un luogo che presto cadrà nel più completo oblio e per questo:

‘Il trucco è fare della memoria una benedizione,

imparare, attraverso la perdita, la fredda sottrazione del desiderio,

nel voler non più di ciò che è stato

nel saper il passato per sempre perduto, ma continuare a vedere

dietro al muro un giardino in fiore.’

Elvira Macchiavelli

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