19 marzo 2011

forum per argomenti riguardanti l'esplorazione urbana in generale

22/03/2011 21:44:07
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19 marzo 2011

Ti accorgi di essere al mare dall'odore, prima ancora di vederlo. Il profumo di salsedine ti inebria, ti accarezza le narici, ti apre il cuore. E' una bella giornata, o così almeno sembra. Chiamo Angelo, che ancora non conosco, mi guida, svolto a sinistra, e lo vedo smanaccarmi col telefono in mano e col bomber nero. Parcheggio a 2 metri dal mare, le Colonie Montedison alle mie spalle. Ci presentiamo, è uguale alla foto. Chicchieriamo un po', mi cambio le scarpe e preparo lo zaino con gli "attrezzi" e aspettiamo gli altri. Dopo un po' arrivano in gruppo Marco e Marcella, Rodolfo e Fabio. Ci incamminiamo, entreremo da dietro, il lungomare è troppo frequentato. Camminiamo guardando furtivi ogni possibile accesso. Un buco nella recinzione ci offre l'ingresso in un maestoso giardino che ha visto ben altri splendori in tempi passati. Seguiamo dei "sentieri" scavati dal passaggio frenetico dei vagabondi che la notte popolano le Colonie, o quel che ne resta. Sembra di seguire le orme dei cinghiali, che ci portano in un' apertura nel muro a mattoni che circonda gli edifici. Uno alla volta passiamo dal buco, incitati da Rodolfo al suono di "Dai! Veloci che sennò ci vedono! Dé !" L'esplorazione vera e propria comincia, di soppiatto entriamo in un edificio vicino alla strada, ci dividiamo in 2 gruppi, io, Angelo e Marcella, poi Rodolfo Marco e Fabio. Marcella è la prima a trovare l'accesso al primo edificio, ci entriamo salendo una scala e attraversando un portone sfondato. Quello che fa impressione, entrando, è l'aspetto di decadenza e la sporcizia diffusa. Scarpe, bottiglie, vestiti, immondizia varia ricoprono i pavimenti. Silenzio ovunque. Saliamo una scala senza corrimano, evidentemente strappato e venduto. Siamo al primo piano, ci sono delle sale, grandi, ma non credo che siano state camere, forse un luogo di ricreazione. Giriamo e fotografiamo, le sale e quello che resta dei bagni, incuranti dei cocci sparsi a terra. Scendiamo, e una rampetta di scale ci porta nel sottosuolo, in quella che è stata, forse, una palestra. Ci raggiunge il secondo gruppo. Il pattume regna sovrano. Altri scatti, piccoli particolari: il numero in metallo smaltato sopra ad ogni porta, piccole luci tonde a soffitto, qualche contatore elettrico scampato ai ladri. Usciamo da una finestra del sotterraneo e ci dirigiamo, stavolta insieme, nelle "cucine". Entriamo da una finestra che dà nel sottosuolo, ci troviamo davanti le vecchie celle frigorifere, i ganci per appendere la carne, di metallo, sono stranamente al loro posto e non sono neppure arrugginiti. Sotto ad una rampa di scale il motore del frigorifero che serviva per le celle. Alcune piccole stanze a destra, probabili magazzini. Tre scalini a sinistra ci portano nelle cucine vere e proprie, locali enormi, piastrellati di bianco, inframmezzati con pareti che dovevano servire a separare le varie fasi di preparazione. Saliamo una rampetta di scale di ferro a destra e siamo negli uffici, si trova ancora una cassaforte, chiusa, con evidenti segni di scasso, evidenti quanto infruttuosi. In un paio di stanze troviamo l' "appartamento" di un clochard, con tanto di "bagno" con schiuma da barba, e "camera" con "angolo cottura". Evidentemente l'inquilino era uscito, ma era tutto molto recente. Torniamo in cucina, fotografiamo alcune schede del magazzino dell'epoca (timbrate 1952) su cui sono riportati i quantitativi di vino, materassi, verdure e piselli in scatola etc. che transitavano nelle colonie. Ci sono ancora i resti del piano cottura, 2 brasatrici coperte di ruggine, i neon al soffitto e le finestre a tetto, senza più vetri, filtravano una luce fiabesca, mentre tralci d'edera scendevano delicati in cerca di terra, come la bocca di un bimbo cerca il seno della propria madre. Dalle cucine entriamo nella sala mensa, la parte più bella, forse, della colonia. Bella perché, nella sua desolazione, estremamente viva. Sulle colonne nell'immensa stanza fatta a elle c'erano ancora attaccate le decorazioni di carta fatte dai bambini di allora, una forchetta ed un coltello, dei fiori, un "buon appetito!" o un "viva la pasta!" che mi hanno sinceramente commosso. Ho sentito l'odore dei panini portati in tavola, l'odore della frutta e del minestrone di verdura, il vocio dei bambini ed il tintinnare delle loro forchette sui piatti. Li ho visti. Ho sentito le loro voci, la loro presenza. Ho visto le "cameriere" con la crestina bianca portare il cibo su carrelli di acciaio, mentre l'aria veniva smossa attraverso i ronzanti soffiatori appesi agli angoli. Davvero surreale come esperienza. Il niente traboccava di vita. Dopo un paio di strilli di Rodolfo perché eravamo in mezzo al suo campo visivo siamo usciti e abbiamo cercato l'accesso al piano superiore. Abbiamo fatto il giro dello stabile. Niente. Siamo rientrati nelle cucine. Nulla. Era assurdo. Poi, Angelo si è ricordato di una porta sull'esterno, chiusa con una grata e con un blocco di cemento che la rendeva inespugnabile. Pazienza. Usciamo ed entriamo in quella che doveva essere una sorta di infermeria: nel sottoscala c'erano ancora un pappagallo e diversi vasini. Al piano superiore un altro appartamento di fortuna, con una porta di nylon, ma tutto sommato abbastanza in ordine. Usciamo di nuovo ed entriamo nel blocco centrale, passiamo sotto ad una grata e siamo dentro. Sono le camerate. Enormi, alte, larghe, inframmezzate con armadi a muro, ne rimane solo la struttura, verde. Saliamo, 3 piani più o meno uguali, le scale esterne deturpate e danneggiate. Usciamo, siamo rimasti in 4, io, Angelo, Marco e Marcella. Facciamo anche l'altro edificio, il più "pericoloso", perché a ridosso della strada, ma proprio per questo anche il più integro. Saliamo scale senza corrimano, percorriamo stanze e corridoi, bagni, docce... in una stanza erano ammassati decine di vecchi materassi di lana, con la fodera a righe marroni. Materassi e cuscini, a marcire al buio. Una vecchia stufa in ghisa ci occhieggia in un angolo, miracolata superstite di scempi passati. Mi affaccio, quasi, alla finestra, e vedo il mare. Troviamo anche l'unico specchio integro che ci riflette, striati ed opachi. Usciamo, e ancora non pranziamo, andiamo nello scantinato delle camerate, e per farlo ci caliamo in un buco di sbarre arrugginite semidivelte. Troviamo il vano caldaie, con un boiler enorme, mentre le tubature escono curiose dalla terra come serpenti rugginosi. Con Angelo ci guardiamo, poi guardiamo sopra ad una sorta di soppalco che già avevamo adocchiato dall'esterno: ci aspettano delle valigie di cartone e similpelle. Prendiamo una sorta di scala ricavata da una griglia, Angelo si arrampica e finalmente lo fotografa: è un giradischi, di quelli nelle valigie verdi, che si portavano in gita una volta. Incredibilmente intatto. Ed incredibile, ma vero, che abbia resistito anni evitando i ladri. Angelo, prima di scendere, lo nasconde, al riparo da occhiate indiscrete, lo fa con cura, come si trattasse di un bambino in fasce. Siamo di nuovo all'aperto, entriamo nell'ultimo edificio, ma possiamo visitare solo il piano terra, i soliti hanno divelto ringhiere e gradini, rendendo decisamente rischiosa la salita. Giriamo, ormai stanchi e affamati, per quella che doveva essere stata la lavanderia. Basta, più che l'onor poté il digiuno. Ripercorriamo a ritroso il sentiero, fermandoci a dare un' occhiata ad un paio di strutture nel giardino, nulla di che, notevole solo i bagni pubblici, ricoperti di piastrelline colorate ovunque. Ci salutiamo con Marco e Marcella, mangio il mio panino con Angelo, scordandomi della banana (me ne ricorderò solo la sera, a casa, svuotando lo zaino....), ci salutiamo. Di quel giorno mi è rimasto l'odore di mare nel naso, il cuore pieno d'immagini ed emozioni e pochi granelli di sabbia nella suola delle scarpe. Alla prossima ragazzi, e grazie!

23/03/2011 00:54:04
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Angelo Borrini

Re: 19 marzo 2011

Carissimo Red..............

Vedo e noto con mia gran meraviglia la tua meticolosa prosa sulla splendida giornata passata a Marina di Massa.......Le ex-colonie Montedison maestose e sempre nobili pur nonostante l'incuria ed il tempo nè abbiano lasciato i segni......Quelle comitive di bambini e gli educatori me li rivedo sempre lì tutti in fila ed in ordine in quegli enormi stanzoni di quegli edifici..........Le traccie di quello che era stato......L'epoca che ancora trasuda da quelle nude pareti........Ti lasciano un sapore di profonda meraviglia e commozione.......

Grazie Red.........Il tuo scritto lascia un segno indelebile sulla storia del nostro sito......

Alla prossima esplorazione........Spero al più presto....

Angelo il fatiscenteCool

23/03/2011 14:11:38
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Re: 19 marzo 2011

Ciao Red,

mi unisco al commento di Angelo ringraziandoti della precisa e coinvolgente cronaca della splendida giornata in quel di Marina di Massa.

Aggiungerei il nostro tempismo perfetto anche ad uscirne visto il temporale che di minuto in minuto si avvicinava sempre più.

Grazie della splendida giornata passata insieme e alla prossima.

Marco

23/03/2011 21:59:04
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Re: 19 marzo 2011

Che dire... grazie a voi! finalmente ho trovato qualcuno abbastanza "folle" da avere i miei stessi gusti! 

p.s. è vero Marco! Tempismo perfetto! Appena raggiunto l'auto..... splash!!!! acqua a catinelle!!!

p.s. Angelo, ho quell'indirizzo....

23/03/2011 22:23:51
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Angelo Borrini

Re: 19 marzo 2011

Quale indirizzo???L'Acqua roveta o Firenze!?