Francesco Romiti e il San Salvi di Firenze

Da Trieste a Firenze seguendo l'arte FUORI

Ho visto un cavallo blu camminando lungo uno dei tanti viali alberati dell’ormai mezzo-rivalutato ospedale psichiatrico di Trieste.

Si, l’ho incontrato su google, mentre cercavo un indizio tacito suggerito dal libro della Basaglia: ‘devo trovare il modo di arrivare a Firenze da Trieste…’

La statua di Marco Cavallo: simbolo della chiusura dei manicomi ad opera di Alberto Basaglia (per chi volesse approfondire http://www.corriere.it/cultura/11_agosto_30/magris-manicomio-trieste-dell-acqua_fb9c5c0c-d2e5-11e0-874f-4dd2e67056a6.shtml)

mi porta in uno stretto corridoio dove tante colorate fotocopie di Marco Cavallo pendevano dai muri. Mi torna in mente dunque la sede culturale dei Chille de la Balanza: compagnia teatrale fiorentina fondata da Claudio Ascoli nel 1973 (collegamento http://www.chille.it/).

Tanta è l’attenzione che i Chille ripongono al parco di San Salvi: il polmone verde di Firenze che dal 1890 ha ospitato l’omonimo manicomio (l’ultimo ospite uscì nel 1998). La passeggiata notturna tra i padiglioni dell’ex op, molti dei quali sono stati rivalutati, è una delle iniziative dei Chille più seguita: memorie e testimonianze del manicomio che fu, rimandi all’attualità, e costanti dialoghi animano questo evento.

Ed è proprio a San Salvi che si aggirava un personaggio singolare, osservatore del mondo e rappresentante dei colori: Francesco Romiti. Definito un uomo unico con tutto il suo mondo, non in una valigia da pittore, ma in un sacchetto di supermercato, dove frammenti di carta, manifesti stracciati, pennelli e matite si rinnovavano in nuova arte. I lavori di Francesco, concepiti nei luoghi vivi di Firenze, entrano negli occhi di chi li guarda: si naviga nell’espressionismo, nel dadà, nelle bozze, attraversando i macchiaioli e tutte le correnti artistiche fino ad ora conosciute e non. La sensibilità di Francesco nel disegno è una costante della sua vita: nato il 1 marzo del 1933 in una famiglia di contadini arrivati a Firenze ‘per lavorare nel giardino della Sinagoga, prima rischiò una deportazione’ (fonte dei Chille de la Balanza comunicato stampa 30 agosto 2014 Campana e Romiti) e successivamente un ricovero presso San Salvi (ostacolato dal padre). Di recente, l’ormai anziano Romiti, cominciò a frequentare l’associazione la Tinaia di San Salvi (che approfondiremo nel prossimo articolo della rubrica), dove si innamorò di Anna: donna rinchiusa nell’o.p. e artista della Tinaia.

Francesco dimora per molti anni a Galluzzo in una casa senza acqua né luce e…priva del tetto (‘così si possono guardare le stelle’) mentre morirà il 27 novembre 2013 in una roulotte a Reggello, dove si era trasferito negli ultimi anni.  

Romiti, uomo dal volto burbero buono che ti faceva credere nell’immortalità, era scettico sul destino del mondo ma ci credeva, come credeva in alcune persone alla quale donava i suoi disegni (una produzione di più di mille pezzi).

In allegato alcune opere dell’artista (Paesaggio toscano e volto).

Elvira Macchiavelli

 

 

 

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