Passepartout

forum dedicato agli argomenti riguardanti la ex psichiatria, la psichiatria, la vita all'interno dei manicomi

15/02/2019 12:07:40
Guarda il profilo utente di Adri
Totale Interventi 119

Passepartout

 

Rovistando nella mia libreria mi è capitato tra le mani un libro che stava lì riposto tra tanti e dimenticato. Scritto nel 1991 da un infermiere psichiatrico, uno un pò fuori dalle righe, non perchè fuori dal contesto, anzi, ma perchè ne ha fatto parte cercando di andare oltre gli schemi, oltre l'istituzione. Infermiere che negli anni successivi, ci ha affiancato nel lavoro di riabilitazione dei ''folli" sul territorio.

Un veterano che per trenta anni ha "vissuto" Villa Clara non solo come infermiere ma anche come sindacalista. Un libro di denuncia scritto per far conoscere alla collettività le brutture dell'internazione. Nel libro vi è la storia dell'istituzione..."con il tentativo di confrontarsi con il perenne problema della politica e del potere...dal quale però nessuno esce bene, né il politico, né il medico, né l'infermiere e in qualche caso, neppure l'ammalato"...

"Passepartout" è il titolo del libro scritto da Orazio Argiolas, libro della memoria, libro per non dimenticare che curare si può. Si deve. L'ho ripreso nostalgicamente in mano, ho riaperto pagine contrassegnate da post-it colorati, che sono solita utilizzare a contrassegnare pagine con le mie sottolineature, quasi una memoria segnica per imprimere il senso dato in quel momento a quelle parole o a quel concetto.

La dedica del libro recita una frase di W. H. Cooper: "La mancanza di un'occupazione non è riposo una mente completamente vuota è una mente in pena", frase che tempo dopo ho utilizzato come titolo di un lavoro che ho presentato, assieme ad una collega finlandese, al Congresso Nazionale di Riabilitazione Psichiatrica per i degenti dell'OP di Cagliari.

Nel libro si coglie la lunga e sofferta esperienza umana e professionale vissuta nel manicomio con tutta la storia dell'istituzione, del sistema custodialistico, regno del sospetto, della maldicenza, della delazione.

Le parole inviano costantemenre ad una sofferenza a volte quieta, a volte astiosa ma che rimandano alla possibilità che l' assistenza potesse essere fatta e che le cure potessero essere offerte.

Le condizioni del manicomio di Cagliari erano disastrose, come credo le condizioni della maggior parte dei manicomi d’Italia, ma nulla si muoveva e non si aveva intenzione di agire per modificare in meglio le cose.

Il 13 dicembre del 1970 al N° 50 dell’Espresso venne pubblicato l’articolo TRE SCANDALI ITALIANI: Lasciate che i matti vengano a me  di Giuseppe Catalano, invitato dall’infermiere Argiolas a visitare Villa Clara.

CAGLIARI …La telefonata era stata breve: ‘‘Venite qui a vedere“. Così ora camminiamo lentamente per i vialetti dell’ospedale psichiatrico. Un’aria inconfondibile, pesante, qualche palma, qualche agave e ogni tanto, buttata su una panchina come un fagotto, la figura di un ricoverato. Il pigiama di tela, le ciabatte, la testa rasata, gli occhi spenti di chi non ha più la misura di se stesso ne quella del suo tempo, -questi luoghi dell’ozio maledetto e condannato- come scriveva Michel Foulcault.

Fu un articolo di denuncia. Il primo padiglione del reparto maschile, il padiglione A, ospita 270 pazienti ma già 125 sarebbero troppi, denunciò un infermiere. Non appena si entra, queste cifre non si dimenticano più. Nell’aria c’è un tanfo dolciastro di disinfettante, di escrementi, di putridume e l’aria è tanto piena di urli, di gemiti, di mugolii intervallati da improvvise risate…e sono i pazienti, una folla di pazienti che si accalca nel lungo budello del corridoio, immobili davanti ai muri luridi e screpolati, raggomitolati per terra sul pavimento, aggrappati a finestre senza vetri…bucce di uomini sudici neanche più capaci di spiegare la loro pena. Ai lati del corridoio i dormitori con i letti accatastati l’una accanto all’altro, le lenzuola sudice... In un letto d’ospedale la carne dell’uomo sembra ancora più indifesa.

…Un altro infermiere ci apre la zona ''chiusa“ del padiglione C, quella riservata ai malati più agitati: 60 pazienti in 150mmetri quadrati, il doppio dei pazienti contenibili.

Attraversando una serie di cortili interni, con reti e panchine e con altri fagotti di stracci abbandonati un pò dappertutto o in movimento frenetico, si arriva al geriatrico. Il solito tanfo, il solito clamore, la solita folla di corpi contraffatti.

Un ospedale psichiatrico che avrebbe dovuto ospitare un massimo di 600 pazienti ne ricoverava 1200 con un medico ogni cento pazienti anzichè quaranta.

Per combattere il sovraffollamento, 400 pazienti vennero distaccati negli ospedali di Volterra e San Giovanni in Persiceto.

Fu un momento di forte denuncia verso ciò che avveniva all'interno di quei cancelli chiusi. Non per tutti fu una lotta indolore. Lottare per scardinare il potere, il potere dei potenti e al contempo cercare di alleviare il peso della vita di quelle anime perse.

La seconda rivoluzione industriale osserva l'autore, aveva riempito i manicomi di tutta l'Italia di oligofrenici, anziani, nevrotici, omossessuali e qualche intellettuale. A Cagliari si passò a 1700 pazienti.

La curiosità e la voglia di conoscere, portò l'infermiere, nei momenti di guardia nel piazzale, ad indagare sul livello culturle, abitudini di quelle persone. Emerse che una grande quantità di loro aveva difficoltà ad avere rapporti sessuali...“se ci riuscissi, sono convinto che guarirei“, disse uno. Fa male ascoltare le confessioni degli ammalati, racconta nel libro Orazio Argiolas, sono storie talvolta di miseria materiale e morale, di stupri, di indigenza, di incesti. Una parte considerevole di essi ammise di non aver mai avuto rapporti sessuali.

Anche nella mia esperienza all'OP e successivamente fuori da esso nei nostri centri di riabilitazione devo dire che il problema sessualità è sempre rimasto un argomento difficile da affrontare. Ricordo che lo prendemmo in esame con medici e persino con preti secondo noi con una buona elsticità mentale...ma non ricordo nessun supporto. Lo affrontammo con il nostro buon senso. Ma non era sufficiente.  L'istituzionalizzazione ha sempre evitato la sessualità ma ignorando il problema non ha  fatto altro che aumentare l'influenza negativa del proprio vissuto corporeo e della percezione del sé non solo come essere sessuato, ma come persona.

Verso il 1965, le riviste di psichiatria postulavano le linee di una nuova e diversa assistenza, il rifiuto della coercizione, il riportare l'uomo totale al centro dell'intervento. Anche a Cagliari ''spirò il vento del nord“, quello di Gorizia. Un fervore di iniziative pervase il personale e irraggiò gli ammalati. Gli stesi ammalati scrissero, stamparono e fecero circolare la rivista ''La voce di Villa Clara“. Il primo numero uscì 11.01.1968. Rivista semplice scritta da gente semplice che si sentiva coinvolta dopo interminabili anni di segregazione, contenzioni, prepotenze, soprusi

Nel sommario del primo numero compare il punto -Com'è l'ospedale di Volterra-

Incominciava a soffiare un vento nuovo Questi capisaldi preconizzavano la promulgazione della legge 180, numero che ho follemente amato.