Rocchetta Mattei

Tra Russia e Arabia

Non è un luogo completamente abbandonato ma lo è stato.

La storia della Rocchetta Mattei è una storia lunga e  intrisa di umanità e fascino.

Ad oggi la rocca si erge imponente sull’Appennino Emiliano e si mostra al visitatore in tutto il suo estro: cupole d’oro e croci di rimando all’antica ortodossia russa, porte e cortili dallo stile arabeggiante, stucchi dai significati alchemici.

La prima pietra fu posta nel 1850 secondo il volere del Conte Cesare Mattei, una figura di spicco del periodo in quanto, politico, letterato e medico inventore della medicina elettromeopatica. Lo stesso Conte vi dimorò nel 1859 fino alla fine dei suo giorni. La Rocchetta divenne presto la sede della nuova medicina elettromeopatica (il Conte possedeva inoltre industrie farmaceutiche in tutto il mondo) e tra gli illustri ospiti che si rivolsero al Conte per farsi curare spiccano i nomi di di Ludovio III di Baviera e dello Zar Alessandro III. Ricordo la pagina numero 860 di quello che viene definito ‘il romanzo di tutti i tempi’: I Fratelli Karamazov di Fedor Michaelovic Dostoevskij. Ci troviamo in una stanza angusta ad assistere al delirio di Ivan Fedorovic Karamazov che ha un lungo dialogo con il diavolo colpito da reumatismi:

-(Diavolo)- ‘Dalla disperazione ho scritto al Conte Mattei a Milano; mi ha mandato un libro e delle gocce, Dio l’abbia in gloria! Bè pensa un po’, mi ha guarito l’estratto di malto di Hoff!-

 

 

 

La fama dei rimedi del Conte è anche ricordata in una targa posta sopra l’entrata principale della Rocchetta: ‘Il Conte cesare Mattei sopra le rovine di antica rocca edificò questo castello dove visse XXV anni. Benefico ai poveri, assiduamente studioso delle virtù mediche dell’erbe per la qual scienza ebbe nome in Europa, ed era cercato dagli infermi il suo soccorso’.

La Rocchetta Mattei è un tripudio di stanze dal fascino unico e dai significati profondi. Appena si entra nell’ampio cortile veniamo colpiti dalle decorazioni delle porte di stampo arabesco, oltre un passaggio si snoda una lunga scala bianca che porta alla famosa sala della Pace, costruita in onore della fine della Guerra Mondiale. Questa sala ricorda molto il duomo di Siena per i suoi archi a colori bianchi e neri. Al piano superiore di questa stanza si trova ancora la tomba del Conte, la quale dedica recita:

« Anima requiescat in manu dei »

« Diconsi stelle di XVI grandezza e tanto più lontane sono che la luce loro solo dopo XXIV

 secoli arriva a noi. Visibili furono esse coi telescopi Herschel.

Ma chi narrerà delle stelle anche più remote: atomi percettibili solo colle

più meravigliose lenti che la scienza possegga o trovi?

Quale cifra rappresenterà tale distanza che solo correndo per milioni d'anni la luce alata valicherebbe?

Uomini udite: oltre quelle spaziano ancora i confini dell'Universo! »

              

Dopo il Cortile dei Leoni, (i cui merli ricordano molto la sala delle stalattiti del

Castello di Sammezzano distante un’ora o poco più dalla Rocchetta), si arriva alla stanza della Musica.

Una piccola sala di colore verde chiaro e da un’acustica senza pari. Non abbiamo avuto il piacere di

visitare la grande chiesa (costruita simil-mente alla cattedrale di Cordova)

ma abbiamo potuto vedere in che stato verge la sala Turca:

stanza dai colori opachi ma brulicante di decorazioni ancora emozionanti.

Purtroppo i lavori di

ristrutturazione sono terminati lasciando parte della Rocchetta ancora al suo antico splendore decadente.

Di notevole impatto l’ampio giardino che custodisce ancora un portico dalle decorazioni elfiche e di

rimando ai tronchi nodosi degli alberi, e alcune statue emaciate dal tempo. Inoltre è proprio da qui che

si può avere un’idea di quanto sia imponente la Rocca.

 

Questa fortezza del sapere e dell’arte rimase di proprietà del Conte fino al 1875, passò poi

nelle mani del figlio adottivo Conte Mario Venturoli, fino al 1958. Un anno dopo

 il Signor Primo Stefanelli detto ‘il Mercantone’, si pose l’obiettivo di riparare i gravi danni

che la Rocca subì con la Guerra del 1945 rendendola una meta turistica. Con la morte di questo

proprietario, anche la Rocchetta subisce un decadente destino perché verrà definitivamente chiusa

al pubblico. Nel 1997 nasce un primo attivo comitato per la rivalutazione della struttura e nel 2000

il Museo sulle opere del Conte Cesare Mattei viene istituito a Riola di Vergato (sede anche del Comita-

to Archivio Storico Cesare Mattei).

http://www.cesaremattei.com/

Nel 2005  l’immobile è acquistato dalla Cassa di Risparmio di Bologna e ad oggi, come ho già afferma-

to, i lavori si fermano e la Rocchetta torna al suo antico silenzio.

 

https://www.youtube.com/watch?v=xQJ9_rPbfWU il restauro

Elvira Macchiavelli

 

 

 

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